MARIA CHE STUDIA, GIUSEPPE CHE CULLA

PRESENTAZIONE

”MARIA CHE STUDIA, GIUSEPPE CHE CULLA”

Si tratta di un’icona medievale sulla natività. E’ una miniatura in tempera e oro risalente al 1450.  E’ riprodotta in un libro “d’Ore” composto a Besancon, in Francia. Adesso si trova al FITZWILLIAM MUSEUM DI CAMBRIDGE.

COMMENTO “A LATERE”


In parecchi mi avevano parlato di loro. Dicevano che era una coppia che veniva da lontano: lei minuta e dolce, poco più di una bambina; lui un falegname, già avanti negli anni. Non avevano trovato posto in nessuna locanda. Si sa, erano tutte piene per il censimento.  Si erano riparati in una grotta per la notte e lì era nato il bambinello.
Che emozione, un bambino in una grotta riscaldata soltanto da un bue ed un asino!
        Fummo pronti a soccorrere quella famiglia come potevamo. Ma non era solo questo a muovere la solidarietà di tutti noi. Un evento rarissimo aveva accompagnato questa nascita: una stella cometa apparsa nel cielo e che sembrava essersi fermata proprio su quella grotta. Da anni si tramandava una profezia: il giorno di apparizione della cometa, sarebbe nato un bimbo, non uno qualsiasi; quel bimbo avrebbe salvato il popolo d’Israele dal giogo romano, sarebbe diventato il re dei Giudei. 
 Mi avviai verso la grotta. Volevo conoscere quell’esserino, coglierne il sorriso, imprimerlo nel mio cuore per sempre. Portai dei panni asciutti per vestirlo e ripararlo dal freddo.
Quando fui lì davanti, rimasi affascinata da ciò che vidi: lei, Maria, seduta su una panca, con un’espressione lieta ed assorta, leggeva un testo sacro, la Torah. Immaginai cercasse segni dal cielo su quel figlio che aveva messo al mondo. Più in avanti, il suo sposo, Giuseppe, seduto anch’egli su un’altra panca, teneva fra le braccia il pargolo, e lo cullava con attenzione, pari a quella di una madre amorevole.
 Pensai che Maria aveva fatto un gran dono a Giuseppe nel concedergli di prendersi cura del loro bimbo appena nato. Quegli istanti sarebbero rimasti impressi nei loro cuori e li avrebbero uniti per sempre.
 Pensai pure che Giuseppe aveva fatto un dono altrettanto grande a Maria, concedendole di distrarsi per un po’, appagare il suo desiderio di conoscere, concentrarsi su qualcosa che la interessava tanto.
Erano davvero una coppia straordinaria: l’uno nel fare un dono all’altro, lo aveva fatto a se stesso.  Si, pensai “questo è l’amore”.  
Quando tornai a casa, presi subito una tela ed i pennelli. Quella scena, così vivida nella mia mente, doveva essere tramandata perché altri potessero provare emozioni intense, simili alle mie.

9 settembre 2021

Natività

Marcella Franchino