Ettore e Andromaca

Ettore e Andromaca olio su tela di Giorgio De Chirico, realizzato nel 1917 e custodito nella Galleria d’Arte Moderna a ROMA.

Ettore ed Andromaca vengono raffigurati come due manichini, di quelli usati dalle sarte, privi di vita.
Rappresentano l’uomo-automa contemporaneo, senza volto.
Ettore, guerriero e padre, non combatte per la gloria personale, per essere ricordato nei secoli come il più valoroso dei guerrieri, lui combatte per difendere la sua gente, la sua famiglia, i suoi affetti.
La perfezione degli oggetti reali così collocati, pone questa opera al di fuori della realtà, da cui la denominazione della corrente “Metafisica”.
Nonostante i due pilastri sullo sfondo sembrino richiamare le porte SCEE, essi potrebbero far parte della scenografia di qualunque luogo o città, in una qualsiasi epoca. Sono consapevoli del destino che li aspetta e sono costretti ad accettarlo. Sanno che non possono tornare indietro e che ogni attimo è irripetibile.
Sono a letto e non riesco a prendere sonno. La giornata è trascorsa velocemente ed i miei pensieri vengono rivolti ai miei genitori ormai lontani, ormai anziani ma ancora insieme.
E’commovente osservarli nei loro silenzi e nei loro sguardi: si capiscono senza parlare, percorrono insieme sempre la stessa direzione, senza mai voltarsi indietro.
Tra me e me mi sono sempre chiesta come possono due persone sposarsi solo dopo tre mesi di conoscenza e far durare il loro matrimonio così a lungo.
Lui, mio padre non era solo un provider ma era anche un uomo autorevole, colto, protettivo, umile, modesto, partecipava a tutte le discussioni dei figli, dialogando ed illustrando i pro e i contro a tutte le problematiche che in una qualsiasi famiglia si presentavano.
Lei, invece, mia madre: una donna autoritaria, combattiva, rispettosa, spirito libero, poco propensa ad ascoltare o a dialogare, bravissima economista ma poco incline ad esprimere i suoi sentimenti, diceva sempre che non servivano le parole ma i fatti.
Effettivamente così diversi tra loro ma così complici, così affiatati, così da formare un’unica persona.
Non vi nascondo che piacerebbe anche me, incontrare un uomo così e considerarlo non solo come uno sposo fiorente, ma anche come un padre, come un fratello, un amico, un compagno di vita così come Andromaca descrisse il suo amore per Ettore.
A vent’anni, però, non si può ancora capire, non si può sapere chi incontreremo, così come non possiamo sapere se il cuore prenderà il sopravvento sulla ragione.
Per ora preferisco immaginare una persona accanto a me, senza volto, forte, intelligente, protettivo, umile, modesto, orgoglioso, facendo trapelare soltanto il forte sentimento che ci lega … l’amore …. senza “SE” e senza “MA”.
11 settembre 2021

Paola Martellone

Ettore e Andromaca