“ … E VISSERO PER SEMPRE FELICI E CONTENTI !? ”

 Relazione della nostra Presidente al 16° Convegno d’ininizio Estate, organizzato dalla BdT di Alì Terme

 

“ … E VISSERO PER SEMPRE FELICI E CONTENTI !? ”
(Le prove di crescita della coppia fra famiglia e lavoro)

 

 La vita comincia dove le favole finiscono: quando il principe salva la principessa dalle fauci del drago o dai malefici della strega cattiva, sboccia l’amore immediato fra i due e da allora saranno sempre felici grazie all’amore che da solo guarisce da tutti i mali.
Nella vita reale sappiamo tutti che i problemi cominciano proprio l’indomani dalle nozze o dal viaggio di nozze; un vecchio adagio avverte “dopo la luna di miele arriva quella di fiele” ; questi problemi attraversano le tappe di vita della famiglia appena costituita, rappresentando ostacoli che seguono due strade: diventano insormontabili per cui la coppia si sfascia (es. la fanciulla innocente si trasforma agli occhi del marito disincantato in strega cattiva ed il principe salvatore agli occhi della moglie delusa in una specie di orco che pretende di sottomettere tutti al proprio volere); oppure vengono affrontati con consapevolezza e positività e diventano una bella occasione di crescita individuale e della coppia. 

Printappa cipali tappe di vita della coppia:

I^ tappa – la routine del primo anno: il partner idealizzato, quando viene visto tutti i giorni, inevitabilmente presenta difetti che possono dare fastidio (da come usa lo spazzolino da denti, a come manifesta i malumori per le cose più banali, a come trascorre il proprio tempo libero, a come si lascia trasportare dalle difficoltà lavorative). Questo passaggio dall’idealizzato, in quanto lontano o poco conosciuto, al quotidiano è davvero uno scoglio che crea spesso liti o conflitti insanabili: una vasta percentuale di coppie si separa già al primo anno, proprio perché non regge la convivenza quotidiana.

II^ tappa – la nascita del I figlio: di per sé la gestazione per il figlio atteso e desiderato rappresenta un momento che unisce la coppia; è il miracolo della vita che si realizza, il frutto dell’unione d’amore. Quando il bimbo nasce, però, la coppia vive la crisi di adattamento al nuovo stile di vita: le nottate senza poter prendere sonno, l’accudimento continuo che non lascia spazio a distrazioni; il nuovo venuto rischia di essere percepito come l’intruso intorno a cui ruota tutto e che limita intimità, uscite, divertimenti, rapporti con gli amici; insomma sovverte i rapporti di coppia così com’erano strutturati in precedenza. Questa dinamica si ripete ogni volta che nasce un nuovo figlio e in questo caso alle difficoltà di coppia si aggiungono le gelosie del figlio precedente.

III^ tappa – i figli adolescenti: durante l’infanzia dei figli, la coppia genitoriale vive, tutto sommato, una fase relativamente calma di adattamento per l’educazione, l’assistenza ai compiti ecc. fino a quell’età assolutamente difficile che è l’adolescenza. Questa fase della vita è un periodo di crisi per loro tanto quanto lo è per i genitori che scoprono di avere un figlio lunatico, permaloso, contestatore: uno sconosciuto, al quale non va mai bene niente. Se si sono fatti errori educativi negli anni precedenti, in questa fase la coppia li paga senza sconto.

IV^ tappa – la coppia di nuovo sola: i figli giovani vanno via, fanno famiglia per conto proprio o comunque una nuova vita altrove; la coppia che ha investito le migliori energie nella crescita dei figli, vive la sindrome del “nido vuoto”; si ritrova sola e spesso senza intesa o scopi comuni .

V^ tappa – i genitori divengono nonni: a volte i figli ritornano, magari con bimbi da accudire; questa può rappresentare una nuova fase di adattamento per la coppia, di fatica, ma quasi sempre di rinnovata energia e tenerezza per i nipoti che crescono. 

Nella vita della famiglia si inserisce anch’esso, in negativo o positivo, il lavoro. Oggi più che mai il lavoro è un bene prezioso, precario, a volte introvabile o che può essere perduto da un momento all’altro. Il lavoro è necessario per vivere, per acquisire i beni che riteniamo necessari per la nostra esistenza, per sentirci realizzati socialmente o per seguire una passione interiore. Ma proprio perché così precario, oggi diviene ancor più un fattore di stress che in passato: difficile fare il lavoro che si desidera, difficile farlo per il tempo che si ritiene giusto per le proprie esigenze, difficile lasciarlo anche se ci si sta male. Tutti motivi per cui ci si fa risucchiare da ciò che si ha e la famiglia finisce col passare in secondo piano; non si ha tempo per giocare col figlio e magari si sopperisce con costosi giocattoli; non si ha tempo per ascoltare le confidenze impegnative e ci si rifugia in passatempi vacui o nei rapporti virtuali dei social network. Molti litigi in famiglia e nella coppia ruotano proprio intorno al lavoro, a quanto tempo assorbe, a come non consente a uno o entrambi nella coppia di conciliare la cura dei figli con esso, a tutte le ansie ad esso legate. 

Auspichiamo tutti che nel tempo vengano fatte sempre più leggi adeguate per facilitare i compiti di accudimento e crescita dei figli; l’ anno europeo in corso, dedicato alla conciliazione fra famiglia e lavoro può dare un bel contributo.
Leggi che tutelino i primi anni di vita dei figli, gli asili nido nei posti di lavoro, i congedi parentali per l’ accudimento a un familiare disabile o anziano, contributi economici maggiori per le famiglie numerose o rette da un solo genitore faciliterebbero grandemente l’attraversamento dei periodi più difficili; e probabilmente produrrebbero un’inversione di tendenza che ci farebbe passare, da una statistica allarmante di crescita 0 alla statistica opposta: se una popolazione non fa figli rischia di estinguersi.

La conciliazione fra famiglia e lavoro viene anche facilitata dalla presenza delle figure parentali (nonni, zii) che sopperiscono con aiuto concreto e sostegno affettivo ai periodi più critici nella vita di una famiglia giovane; sostegno ancor più prezioso se il nucleo familiare è costituito da un solo genitore, come accade spesso in questi ultimi anni per la grande percentuale di divorzi o di persone singole che hanno figli al di fuori della coppia.

Un’altra azione di aiuto viene fornita dalle associazioni a carattere sociale, che attuano iniziative a sostegno della famiglia. La banca del tempo, per es. proponendo scambi di attività senza utilizzo di denaro, parità di valore fra le attività, reciprocità fra dare e ricevere, fornisce un sostegno concreto alle tante esigenze di una famiglia (dal baby sitting, all’accompagnamento dei figli, alle lezioni di scuola, all’aiuto domestico, ecc.); esigenze che a volte non possono essere soddisfatte tramite il denaro, perché scarseggia e va destinato alle spese ineludibili; inoltre crea una rete di solidarietà e amicizia che consente di uscire dall’isolamento, condividere soddisfazioni e preoccupazioni, affermare valori sani ai quali tutta la famiglia può aderire, traendone nutrimento. 

Questo concerne l’aspetto sociale; però dobbiamo anche chiederci:
Tutto verrebbe risolto se avessimo buone leggi e buoni sostegni esterni? Saremmo per sempre felici e contenti, come dicono le conclusioni delle favole e non ci sarebbero più liti furibonde e neanche divorzi? Sarebbe troppo facile crederlo. Ciascuno di noi sa quanto i fattori soggettivi, il carattere di ciascuno, le dinamiche personali influiscono sull’andamento della vita familiare.

Quali sono i fattori soggettivi che fanno la differenza ?

Intanto dobbiamo sapere che il modo in cui percepiamo noi stessi e gli altri porta in modo indelebile l’imprinting della nostra infanzia: un condizionamento tanto più forte quanto più inconsapevole; così per es. se siamo cresciuti in una famiglia nella quale si litigava spesso e magari violentemente, a dispetto di tutti i nostri buoni propositi, finiremo inconsciamente col creare le condizioni per vivere anche noi in una famiglia nella quale si litiga spesso. Se abbiamo avuto un genitore assente, perennemente assorbito dalle preoccupazioni di lavoro, anche noi saremo invischiati in mille problemi di lavoro e non sapremo trovare tempo per i nostri figli; se il nostro modello è stata una madre chioccia, che ha sacrificato tutto per i figli, difficilmente accetteremo una moglie che si dedica al lavoro fuori casa, o dedica tempo a se stessa.

Ciò a cui siamo stati abituati, l’immagine di noi che abbiamo formato da piccoli per sentirci voluti bene o almeno accettati (il figlio forte che provvede a tutto o il figlio egocentrico e prepotente; così come la figlia buona e ubbidiente che si dedica agli altri, o la figlia insofferente che mal sopporta regole e limitazioni), qualsiasi sia il ruolo ci siamo dati, lo ripeteremo nella nostra vita, nella coppia, nel lavoro: è la coazione a ripetere, ovvero il bisogno di ripetere ciò che conosciamo anche se doloroso, se fonte di sensi di colpa, insoddisfazioni: molti attacchi d’ansia o di panico, molte sindromi da stress o depressive, derivano da questo modo inadeguato e soprattutto automatico di relazionarci con la vita e con gli altri.

Fino a quando ? Fino a quando non ci chiediamo : “ ma davvero la colpa è sempre degli altri? Di mio marito, mia moglie, i miei figli, i miei capi o colleghi, i miei genitori o i miei amici, insomma tutto l’universo intorno a noi; e io sono una povera vittima sacrificale?”; o all’opposto: “ma davvero sbaglio sempre tutto, sono egoista, prepotente, penso solo a me e non c’è spazio nel mio cuore per nessuno?”.

La consapevolezza, insieme alla decisione di cominciare da noi, senza aspettare che sia l’altro a cambiare, costituiscono il primo passo nella direzione del cambiamento.
Il secondo passo è la fiducia che “possiamo farcela” se vogliamo, senza perfezionismi e un passo alla volta: si può riparare quasi sempre ciò che si è fatto in modo sbagliato nel passato; riparare vuol dire non soltanto chiedere scusa, perdono ma anche fare azioni concrete diverse, opposte nel senso della ricostruzione; se non siamo stati capaci di giocare con i nostri figli quando erano piccoli, possiamo ascoltarli e sorreggerli da grandi; se abbiamo dedicato poco tempo a noi stessi da giovani, possiamo cercare da grandi le tante bellissime cose che la vita ci offre; se ci siamo dedicati poco alla coppia quando i figli erano piccoli, possiamo farlo quando sono grandi. II bello dei sentimenti è che sono senza tempo e, se non ci si è fatto troppo male in precedenza, quello che è rimasto di buono può essere ritrovato; e quando non si può riparare con la stessa persona, magari perché l’amore è finito irrimediabilmente, si può imparare a non fare gli stessi errori con qualcun altro; se perdiamo una prova, almeno utilizziamo la lezione per non fallire la successiva.

Il terzo passo è abbandonare i comportamenti abituali che non ci piacciono, quelli che ci vengono spontanei, automatici, in favore di comportamenti nuovi; così se siamo abituati a reagire impulsivamente ad ogni contrasto, proviamo a fermarci, aspettare qualche ora: c’è sempre tempo per una sana litigata, l’importante è che non sia distruttiva; se siamo abituati a dire sempre sì, possiamo provare a dire qualche no giustificato; scopriremo che nessuno ci lascia per questo e che anzi ci rispettano di più. Se siamo abituati a sopperire alle assenze con costosi regali, proviamo a trascorrere una giornata all’aria aperta, giocando con la nostra famiglia e senza parlare di lavoro. Abbandonare ciò che non ci soddisfa ma che agiamo automaticamente, ci fa scoprire un mondo nuovo.

Il quarto passo consiste nell’applicare una dieta temporale, composta di frazioni di tempo, dedicate alle persone care ed alle cose importanti nella nostra vita; esattamente come una buona dieta alimentare è fatta di dosi, frazioni di alimenti diversi, essenziali per la nostra salute. Non facciamoci governare dal tempo, come normalmente non ci facciamo governare dal cibo, se non vogliamo ammalarci. E’ vero che la qualità del tempo che dedichiamo a ciascuno, compresi noi stessi, è più importante della quantità: è vero anche però, che se la quantità di tempo dedicato a qualcuno o qualcosa, è sbilanciata (per es. troppo lavoro e poca famiglia; o all’opposto troppa famiglia e poco lavoro) rischiamo la sindrome da stress e la perdita di ciò che ci è caro: per vivere bene, ciascuno di noi ha bisogno di ricevere non solo accudimento fisico ma anche attenzioni, coccole, sostegno, ecc.
Consideriamo quindi la nostra settimana come una unità temporale e, come dei buoni nutrizionisti, ripartiamola in dosi, frazioni di tempo da dedicare: il necessario al lavoro (ci serve per vivere) e ai bisogni fisiologici (sonno, riposo, cibo nutrono le nostre cellule); però anche una dose per noi stessi, per rilassarci, fare ciò che più ci piace, o ci appassiona; una dose per la nostra coppia (una cena, un ballo, una serata in intimità); frazioni di tempo ripetute, per i nostri figli, nei momenti cruciali della giornata ( la mattina al risveglio, la sera prima di addormentarci, i pasti insieme); una dose per la famiglia d’origine (sono le nostre radici che ci sostengono ancora); una frazione di tempo possibile per le amicizie, le occasioni per frequentare un gruppo. Certo i numeratori di queste frazioni variano nelle diverse fasi della nostra vita: quando un bimbo è piccolo tende ad assorbire i 9 decimi del nostro tempo; o se abbiamo un’urgenza di lavoro sarà esso ad occupare quasi tutta l’unità temporale; l’importante è che appena possiamo ripristiniamo la presenza delle nostre frazioni dietetiche: “ a ciascuno un po’ “ . Sono le nostre cure affinchè questa preziosa pianta che è la famiglia possa crescere, fiorire, dare frutti. 

Tanti passi, più o meno difficili, ma non è un’alchimia impossibile: se ci proviamo davvero, con un po’ di fortuna, pazienza e fiducia, le difficoltà inevitabili possono aiutarci a crescere, rinsaldare l’amore, consentirci di armonizzare gli affetti e la vita professionale. Non è tanto importante ciò che ci succede durante la nostra esistenza, ma ciò che facciamo di quel che ci succede.

E’ bello immaginare la nostra vita come un quadro che dipingiamo sulla tela che ci è stata data, con i pennelli e i colori che abbiamo; pochi, tanti, di poca o grande qualità: sì, ma l’azione di dipingere è nostra, e chissà? Può venirne fuori anche un’opera d’arte. 

Dott. ssa Mafalda Franchino
Psicologa-psicoterapeuta
Presidente “Banca del Tempo-il Tempo che Vuoi “ di Catania
mafalda.franchino@gmail,com – cel. 338 6333552 

Alì Terme, 21 giugno 2014                                                                                Mafalda Franchino