Il femminile e il maschile dentro e fuori di noi

Conferenza festival “ Le due metà”
“ Il femminile e il maschile dentro e fuori di noi”

Espongo alcune riflessioni derivate dall’esperienza personale e professionale ma anche dal confronto con i gruppi di lavoro, con i soggetti e le associazioni esterne che hanno collaborato con noi. Credo siano utili per comprendere quali motivazioni ci hanno spinto a scegliere questo tema per il festival, quali sono le proposte innovative che consideriamo funzionali ad un rapporto paritario ed armonico fra donnne e uomini.
La nostra società, soprattutto quella occidentale, coltiva già una cultura dell’integrazione paritaria fra uomo e donna. E’ vero però che l’attuazione piena di questi principi varia da una zona geografica all’altra, da un ambito sociale a un altro, da una fascia d’età ad un’altra. Permangono ancora giudizi discriminanti su com’è o come dovrebbe essere un uomo, e su com’è o come dovrebbe essere una donna. E questi giudizi precostituiti, ormai fuori tempo, non danneggiano solo le donne che fanno fatica a realizzare i propri progetti di vita ma danneggiano anche gli uomini che per sentirsi pienamente realizzati devono poter aderire a modelli precostituiti da secoli e ormai abbondantemente superati dalle esigenze di vita attuali.
Immaginare ancora l’essenza dell’essere umano, come determinato dagli
aspetti biologici e rispondente ai ruoli che rivestivano gli individui primitivi, oggi non ha più senso. Eppure gli stereotipi identificano ancora l’uomo con un maschile razionale, intraprendente, guerriero, dominatore; la donna con un femminile di bellezza, fragilità, emotività, sottommissione; questi sterotipi per secoli sono stati associati a modelli educativi rigidi (se il bambino piange è una femminuccia; se una bambina è intraprendente è un maschiaccio); si manifestano tutt’ora con disparità di opportunità e trattamento nel mondo del lavoro (es. ruoli gestionali, di potere prevalentemente accessibili agli uomini; mansioni collaborative, di secondo piano riservate alle donne); sfociano molto spesso in fenomeni di prevaricazione sia privata che sociale (pensiamo alle molestie sessuali considerate quasi scontate se una donna vuole fare carriera in alcuni contesti).
Dobbiamo sapere che quei modelli biologici, trasmessi dai nostri antenati attraverso i miti, i racconti, le usanze, diffusi ancora oggi attraverso i mass media, la pubblicità continuano ad esistere dentro di noi nel bene e nel male. Nel negativo, consideriamo le tante forme di violenza, pestaggi, stupri, femminicidi che appaiono nelle pagine di cronaca nera, riempendoci di sgomento; consideriamo i maltrattamenti feroci e le vessazioni che subiscono le donne in alcuni paesi del mondo (oggi, più di tutti, in Afganistan). Perché succede, dopo millenni di evoluzione, dopo secoli di lotte e rivendicazioni sulla parità di diritti fra esseri umani? Cosa non funziona, cosa abbiamo trascurato o dimenticato nella nostra corsa affannosa verso un progresso che deifica tecnologia e denaro? Dobbiamo ammettere dolorosamente che quella parte animalesca, fatta di paura, rabbia, esercizio ottuso del potere, bisogno di possedere ad ogni costo, umiliare, ferire, persino uccidere, è dentro di noi.
Dobbiamo saperla
riconoscere, decidere di metterla da parte e far prevalere quei principi sani che rendono nobili uomini e donne: i valori di rispetto (del simile o del diverso) di accoglienza, di protezione nei confronti del più fragile, quei valori che dovremmo apprendere fin dalla nascita, che dobbiamo coltivare con gli insegnamenti e l’esempio nei nostri figli, se vogliamo una società migliore. Ricordiamoci che inconsciamente noi tendiamo a fare agli altri quello che altri hanno fatto a noi nel nostro passato; non importa se chi ci sta davanti non c’entra nulla coi nostri persecutori ancestrali: l’inconscio esige riparazioni, rivalse, vendette. Solo la nostra parte consapevole, saggia può decidere di interrompere la catena di odio e far prevalere l’amore innanzitutto per se stessi, poi per il prossimo.
Ritornando al nostro tema, facciamo una semplice riflessione antropologica: l’uomo primitivo di sicuro si occupava solo del mondo esterno, di procacciare cibo e sopravvivere, quindi sviluppava abilità di pensiero razionale per affrontare gli innumerevoli pericoli che lo minacciavano; considerava la donna un oggetto da possedere secondo le proprie necessità, soprattutto per fare figli. E la donna primitiva, svolgeva il suo compito di donna che accudisce il compagno/padrone, di madre che comprende i bisogni dei propri cuccioli fin da quando sono nell’utero, quindi sentendone a livello viscerale movimenti ed emozioni. Potremmo dire che la sua fosse in maniera naturale un’intelligenza di tipo empatico, emozionale.
Possiamo
accettare tranquillamente che l’essenza del maschile biologico sia un orientamento verso il mondo esterno con una necessaria intelligenza logica per affrontare quella realtà in modo adeguato; nel medesimo modo possiamo accettare che l’essenza del femminile biologico coincida con un interesse verso il mondo interno, connesso ad una indispensabile intelligenza empatica, emozionale per comprenderne i bisogni e soddisfarli.
Oggi, però, il progresso sociale ha mescolato ruoli e mansioni per cui delle identificazioni ancestrali è rimasto ben poco. Se pensiamo a quanti uomini svolgono compiti riservati alle donne e viceversa, allora scopriamo che l’innovazione è già in atto, fuori e dentro di noi. Pensiamo a quegli uomini che non solo svolgono un impegnativo lavoro nel mondo esterno ma che si occupano della compagna con empatia, si occupano dei figli con tenerezza, disponibilità all’ascolto, accettazione, sostegno affettivo; sono uomini meno maschi rispetto ai lontani progenitori o sono uomini più ricchi proprio per quel qualcosa in più che va oltre la mascolinità ancestrale? Sicuramente più ricchi, più completi perchè accanto alle caratteristiche del maschile biologico, sviluppato con un buona identificazione con una figura enitoriale del medesimo sesso, hanno però nel contempo appreso quelle doti del femminile, magari in un felice rapporto affettivo con la propria madre, sorella, o compagna.
E pensiamo a quelle donne che oltre ad occuparsi con dedizione e
sensibilità alla propria famiglia, si misurano ogni giorno con i problemi lavorativi magari difficili o complessi; necessariamente accanto al loro femminile biologico fatto di empatia e sensibilità, dovranno sviluppare delle capacità di intraprendenza, adattamento al mondo lavorativo, intelligenza logica, atte a risolvere problemi, trovare soluzioni. Sono meno donne rispetto alle loro antenate primitive o sono donne più ricche di quelle capacità apprese nel confronto con la società di oggi? Anche loro, oltre all’identificazione con la madre, avranno appreso molte scelte osservando il modo di confrontarsi col mondo esterno del padre, di un fratello o del compagno di vita.
Queste osservazioni ci portano ad affermare che l’essenza dell’uomo di oggi non sta più nell’impersonare un maschile rigido ed esclusivo ma nell’ addolcirlo ed arricchirlo con un femminile di sensibilità, intuizione, accoglienza, affettività; così come l’essenza della donna di oggi non sta più in una rigida aderenza al proprio femminile biologico ma nel rinforzarlo e sorreggerlo con un maschile intraprendente, coraggioso, razionale indispensabile per affrontare il mondo esterno. Una immagine significativa è quella espressa nella concezione taoista del tutto: l’ universo contiene un maschile e un femminile perfettamente combacianti e complementari, ma nelle quali la parte maschile contiene un po’ del femminile, e viceversa, la parte femminile contiene un po’ del maschile.
Queste sono le nuove prospettive che vorremmo aver contribuito a diffondere con i diversi contributi di questa nostra giornata insieme. L’integrazione del maschile e femminile dentro di noi è il presupposto per svilupparci liberamente ed attuare una vera integrazione paritaria fra uomo e donna. Questo renderà felice la nostra vita interpersonale e sociale.

Marcella Franchino
(psicologa-psicoterapeuta; presidente onoraria BdT Catania)

CONFERENZAFESTIVAL-MARCELLA