Le nuove mafie dell’era globale – Esperienze amministrative ed imprenditoriali

Comune di Sant’Agata li Battiati
Città Metropolitana di Catania

Ufficio del Sindaco

Convegno: Le nuove mafie dell’era globale
Esperienze amministrative ed imprenditoriali

Con riferimento all’argomento assegnatomi, desidero, con la presente relazione, dare conto di alcune problematiche emerse nell’esperienza che personalmente sono qui a rappresentarvi, in duplice veste, sia come sindaco che come imprenditore.
In primo luogo, è necessaria una breve premessa sulla trasformazione che ha riguardato la criminalità organizzata, che, per quello che qui ci interessa, non è più la criminalità “della strada”, ma la sua forma più evoluta, cioè quella dei colletti bianchi, che dalla prima trae le sue sostanze, e le reinveste in tutti i settori dell’economia.
Come imprenditore – e questa è l’esperienza che Vi porto – conosco, anche se, naturalmente dall’esterno, i meccanismi mediante i quali la criminalità permea le imprese, e si presenta, poi, così, al cospetto delle Pubbliche amministrazioni Stazioni appaltanti.
Le nuove mafie sanno bene quali tasti andare a toccare per imporsi; con lo strumento della sopraffazione impongono la loro “protezione”, o i loro “prodotti” sul mercato. Si introducono nel tessuto delle imprese, mantenendone una “rispettabilità esteriore” ma, in realtà, piegandole ai loro interessi. Il tessuto economico e sociale, specie, in particolari realtà, non ha la forza per sottrarsi a queste pressioni, e non crede abbastanza nelle Istituzioni per chiamarle in soccorso.
Sull’atro versante, quello dell’esperienza amministrativa, posso dirvi che come Sindaco conosco le problematiche che i Tecnici, i RUP delle Stazioni Appaltanti, affrontano ogni giorno, e, pur salutando il nuovo codice, d.lvo 36/23, con grande rispetto, ben sapendo che alcune norme qui ricomprese nascono dall’esigenza di adeguare il sistema italiano alla disciplina europea, voglio qui condividere alcuni interrogativi ed alcune suggestioni.
In particolare, uno degli argomenti che più hanno suscitato il dibattito è il rinnovato istituto del subappalto e, soprattutto, del cosiddetto subappalto a cascata, cioè – lo dico per me stesso – quello in cui una ditta appaltatrice può subappaltare e la subappaltatrice può, a sua volta, subappaltare, e così via, e che era vietato dal codice previgente.
Oggi, nel nuovo codice, il rapporto tra regola ed eccezione prevede come regola il subappalto ed il subappalto a cascata, mentre la limitazione di questi due istituti è formulata quale eccezione, quale previsione da inserire espressamente e motivare in maniera congrua nei bandi di gara.
Comprendo bene che, nella logica europea, l’apertura a questi istituti è un ampliamento della platea dei partecipanti alla gara a giusto vantaggio delle piccole e medie imprese.
Mi chiedo, però, quale prezzo paghi l’Amministrazione, in termini di valore pubblico, come contraltare a questa notevole apertura, ove non è più previsto un limite in percentuale né la famosa “terna di nomi” prevista in passato.
Ancora di più con il subappalto a cascata, che allontana in maniera esponenziale la PA dalla selezione del soggetto che andrà a compiere materialmente l’opera ed il servizio.
Solo per avere un termine di paragone, ricordo che, nell’ambito dell’appalto privatistico, non può esserci subappalto se non con il consenso del committente, e proprio a tutela di questo.
Ma io non sono il Legislatore ed ho comunque pieno rispetto per la normativa vigente.
Conosco bene, d’altro canto, l’importanza che da diversi anni a questa parte ha assunto l’istituto della Trasparenza, elevato ormai giustamente a “sistema”, perché ogni azione amministrativa deve essere compiuta “alla luce del sole”, visibile a tutti, controllabile pienamente.
A questo proposito l’Anac, Autorità Nazionale Anti Corruzione, svolge la funzione – tra le altre – di vigilare sugli appalti e sui contratti pubblici e sul doveroso rispetto degli obblighi di trasparenza.
Tuttavia, concludo questo mio intervento ponendo una semplice domanda: può, realmente, la Trasparenza, resa baluardo del corretto agire delle Pubbliche Amministrazioni, scongiurare l’assalto delle nuove mafie, pronte a tutto?
Dò atto, infine, che dopo aver elaborato questo mio intervento, il 20 ottobre, in Gazzetta ufficiale della regione Siciliana, è stata pubblicata la LR 12/23 di recepimento del codice dei contratti e che – quasi a rassicurarmi che le perplessità che Vi ho finora esposto non sono solo mie – ha introdotto due previsioni di interesse:
l’art. 6 che prevede, quali misure per prevenire le infiltrazioni criminali nei contratti pubblici, che l’Assessore Regionale per infrastrutture e mobilità possa predisporre l’utilizzo vincolante di protocolli e linee guida volti a prevenire le infiltrazioni mafiose nel settore degli appalti;
l’art. 7 che stabilisce che al fine di ridurre il rischio di infiltrazioni, le imprese partecipanti alla procedura devono comunicare preventivamente per quali tipologie di lavori si avvarranno di subappaltatori e le caratteristiche delle imprese subappaltatrici, le quali devono essere in possesso dei requisiti del codice antimafia e non devono incorrere in cause di esclusione.
Dunque la disciplina regionale sembra sposare una impostazione più “prudente” rispetto all’uso del subappalto, a tutta tutela della Stazione Appaltante

                                                                                 Il Sindaco
                                                                                 Dott. Marco Nunzio Rubino

intervento sindaco appalti e subappalto PdF